Ogni tanto mi rendo conto di essere più stanca di quel che pensavo. Magari il morale è alto e l’umore è buono, ma poi succede una stupidaggine qualunque e mi sento divorare da un cocktail distruttivo di ansia, rabbia e fastidio, con una spruzzatina di autosabotaggio.

Se poi le stupidaggini sono due, o tre, o quattrocento e magari il mio sonno viene pure gravemente frammentato dal nervosismo notturno del Giovin Signore, inizio a chiedermi quante foglie siano rimaste sull’albero dello zen e se arriverò sana e salva a luglio, senza esplodere in un tripudio di miccette.

Concentriamoci sulle cose positive: dopo numerose peripezie e colpi al cuore, la mia domanda di trasferimento è stata convalidata.

Ora posso solo aspettare.

2 commenti a “Alberi zen vs. the world”

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