Quando ho iniziato questo post ero reduce da una (quasi) full immersion di dodici ore a scuola, sufficentemente stanca e confusa da non ricordare bene se avevo dato un bacino al mio rampollo quando l’ho lasciato a rotolare nel lettone insieme a Padreh la mattina alle 5 e in procinto di tuffarmi in una salatissima (sigh) Arizona Caesar Salad all’Old Wild West lungo la via, conscia che non sarei mai arrivata in tempo per cenare con le strepitose colleghe della primaria, che avrei riabbracciato con caaaaaalma tanto volentieri.
E infatti nemmeno un dolcino insieme e nemmeno un quadruccetto di cioccolato consolatorio a casa, perché il Giovin Signore ha l’udito fine e ha riconosciuto l’esausto sospiro della pandina sul vialetto, scoppiando in un MADREHHHH PERCHÉ MI HAI ABBANDONATOH (*) enfio di disperazione. Dunque via di corsa fra le lenzuola, senza nemmeno una sciacquatina alle membra, a consolar il giovane rampollo.
Adesso sono in fase decostruttiva nel lettone, sempre accanto al biondo topesio, che cerco di farmi tornare alla mente cosa ho fatto ieri, perché il sistema autodifensivo dei miei neuroni esauriti svuota la cache ogni tre ore di sonno consecutive.
Meno male che ho ancora la sabbia addosso a ricordarmi che, fra uno scutinio e l’altro (un gap di svariate ore), sono riuscita a rubare un paio d’ore in spiaggia, con tanto di bagni e pranzo a base di gelato e frittura (come dolcino).
È dunque pur vero che la strada verso Roccastrada è lunga e perigliosa: ma seddiovole ti porta verso il mare.
E visto che bisogna trovare il lato positivo nelle cose… ò, tutte le occasioni son bòne.
(*) traduzione dal culinese di MAMMAAAAAAAAWAWAWAHHH😭😭😭
O via, dato che un po’ il mare ti piace direi che poteva andare dimolto peggio!
Ma dimolto parecchio!
E giustamente c’è chi mi ha fatto notare che 40 minuti per arrivare al mare sono tanti… Ma per noialtri che stiamo alle soglie dell’Appennino, che vòi che siano? 😙